Pittori spagnoli in terra sarda

di Anna Carusi
Il “Percorso di Luce” pubblicato nel n.2 di Effetto Arte ci ha introdotto nella
Casa-Museo di Madrid del pittore spagnolo Joaquin Sorolla (1863-1923).
Questo grande interprete della pittura spagnola moderna, promulgatore
dell’impressionismo e del simbolismo, seppe catturare come nessun altro, si
legge nell’articolo, l’intensa luce della sua terra mediterranea che gli valse
l’attributo di pintòr de la luz.
Tra il 1913 e il 1919, dietro commissione della Hispanic Society di New York,
Sorolla dipinse le sue “Visioni di Spagna”, 14 giganteschi pannelli che
costituiscono una ineguagliabile narrazione illustrata delle regioni della
penisola iberica e del folklore e del costumbrismo spagnolo (da costumbre,
cioè costume).
Un grande pittore non molto conosciuto in Italia, dove la prima occasione
per vedere una rassegna delle sue opere è stata la mostra “Sorolla Giardini di
luce” tenutasi a Ferrara nel 2012, una mostra con quadri di sorprendente
modernità dedicati al tema del giardino e all’incontro con le visioni
Andaluse.
Eppure la pittura di Joaquin Sorolla era già arrivata in Italia in via indiretta
attraverso l’opera di alcuni suoi giovani allievi che dipinsero in Sardegna
all’inizio del secolo scorso: Eduardo Chicharro AgÜera, Antonio Ortiz Echagüe
e l’argentino Bernaldo Cesáreo De Quiros.
Le notizie su questi giovani pittori spagnoli e sulla loro rilevante influenza sulla
pittura sarda le abbiamo da Antonio Corriga, un importante pittore
recentemente scomparso, nativo di Atzara e residente ad Oristano, che nel
2000 ha realizzato il suo sogno di creare ad Atzara il Museo Regionale d’Arte
Moderna e Contemporanea, intitolato proprio ad Antonio Ortiz Echagüe.
Atzara, Museo Ortiz Echagüe
Atzara è un luogo situato, al centro della Sardegna nella Barbagia
Mandrolisai, dove Ortiz Echagüe soggiornò e lavorò dal 1908 al 1909 grazie a
una borsa di studio concessagli dall’Accademia di Belle Arti di Spagna in San
Pietro in Montorio a Roma. Secondo Corriga, Atzara attrasse i giovanissimi
artisti spagnoli per una serie di circostanze tra cui le celebrazioni giubilari
dell’Anno Santo, dove rimasero colpiti dai costumi sardi.
Antonio Ortiz Echagüe (1883-1942) è certamente la figura più significativa tra i
giovani pittori spagnoli di Atzara e infatti il Museo porta il suo nome.
Presentato da Chicharro agli amici Antonio Ballero e Francesco Ciusa, si
fermò a lavorare in loro compagnia a Mamoiada e a Dorgali per trasferirsi poi
definitivamente ad Atzara.
Atelier ideale per i giovani pittori fu la chiesetta sconsacrata di San Giorgio
che permetteva quadri di grandi dimensioni come “Il ritorno dalla festa di San
Mauro” di Chicharro, e la maestosa “Festa della Confraternita di Atzara” di
Ortiz Echagüe.
A.Ortiz Echagüe, La Fiesta de la Confradia di Atzara, 1908-1909
Quest’ultima fu esposta a Roma nel 1909 per essere in seguito trasferita in
Spagna al Museo San Telmo di San Sebastian.
Al Museo è rimasta la copia fotografica dell’opera che accoglie oggi
all’entrata i visitatori. Il quadro ritraeva la gente del luogo nel suo tradizionale
costume, un’opera che assicurò all’artista fama, successo e premi
internazionali.
Atzara, Entrata del Museo d’Arte Moderna e Contemporanea Ortiz Echagüe
Di uguale interesse è un altro bel dipinto di Ortiz Echagüe,
“Mujeres de Mamoiada”, acquistato di recente dal Museo stesso.
Antonio Ortiz, Mujères de Mamoiada,1908 Antonio Ortiz,Il pranzo di Mamoiada,1901
Completa la serie il ritratto di Antonio Ballero ad opera di Bernaldo de Quiros.
E. Chicharro,Figure in controluce,1901 C.Bernaldo de Quiros, Ritratto del pittore
Antonio Ballero, 1911
Questi giovani pittori spagnoli allievi di Sorolla, immortalarono nelle loro tele di
grandi dimensioni gli abitanti del luogo, i loro costumi, le loro feste tradizionali,
con una pittura impostata al realismo e al costumbrismo dove la figura
umana è protagonista.
Al loro arrivo l’arte sarda pativa una totale emarginazione rispetto ai fermenti
creativi ed innovativi presenti nell’Italia continentale e soprattutto in Francia e
in Germania con il movimento impressionista.
Secondo Corriga, la nuova pittura introdotta dai giovani artisti spagnoli finì
col condizionare a lungo e in profondità l’elaborazione di un linguaggio
autoctono, le scelte stilistiche, il timbro pittorico e le stesse tematiche legate a
quel filone del “costumbrismo” iberico di cui esponente illustre era Joaquin
Sorolla.
Atzara diventerà così il punto di partenza di un nuovo genere pittorico
sull’esempio dei costumbristi spagnoli e un crocevia obbligato per i più
importanti artisti sardi, come lo stesso scultore Francesco Ciusa, di cui si fa
menzione in qualche lettera di Ortiz, e i pittori Giuseppe Biasi, Filippo Figari,
Mario Delitala, Carmelo Floris e Stanis Dessy, che vi soggiorneranno per
periodi più o meno lunghi.
Filippo Figari confessava apertamente la suggestione e la grande influenza
esercitata dai giovani pittori spagnoli sugli artisti sardi di quel momento.
Analoga dichiarazione fu fatta da Stanis Dessy: ”Ma soprattutto influirono su
me e su tanta pittura sarda che è venuta dopo gli “spagnoli di Atzara”. Di
costoro e della loro opera si parlava come qualcosa che tutti avremmo
dovuto conoscere. Il “Pranzo a Mamoiada” di Ortiz era considerate il nonno
se non il padre di tutta la pittura sarda che si è sviluppata in quegli anni
ruggenti del nostro folklore”.(A.Corriga, I Pittori Spagnoli, L’Unione Sarda, 14
ago 1995)
Va osservato al proposito che sarebbe fuorviante leggere l’arte di questi
pittori in chiave solo folkloristica, quanto piuttosto espressione profonda della
loro anima sarda nella sua dimensione più vera. Un’arte che pur rimanendo
inequivocabilmente sarda diventa in taluni epica e lirica.
Nel 1935 Figari creò l’Istituto d’Arte per la Sardegna a Sassari e nel 1936
conobbe il pittore tedesco Richard Scheürlen che dipingeva a Positano.
Rimase colpito dalla freschezza e dalla luce della sua pittura en plein-air e lo
convinse a visitare Atzara.
Scheürlen, grande viaggiatore, rimase incantato dalla luce di Atzara che, a
suo modo di vedere, non aveva uguali nemmeno con la luce dell’isola di
Ceylon o di Israele. Si trasferì ad Atzara e vi lavorò per una quindicina d’anni,
continuando in tal modo quel filone iniziato dagli artisti spagnoli negli anni
precedenti. Secondo Corriga Richard Scheürlen è stato il pittore che
maggiormente ha carpito il fascino intimo di Atzara, entrando nel profondo
della sua anima e cogliendone l’essenza reale, come si può vedere dalle
belle opere conservate nel Museo.
R. Scheürlen, Campagna di Atzara,1941 R. Scheürlen,Paesaggio, 1941
Un Museo, quello di Atzara, che, sotto la direzione artistica di Corriga e
l’appassionato contributo della curatrice Cinzia Littera, ha svolto e svolge
una rilevante funzione di conoscenza della cultura artistica sarda e di
promozione dell’arte contemporanea. Nel Museo sono conservate nei piani
superiori le opere del suo fondatore, Antonio Corriga, e di molti altri importanti
artisti sardi contemporanei.
A. Corriga, Composizione, 1968 A.Corriga, Funerale di un socialista,1975
Nel 1995 un importante riconoscimento del ruolo avuto dai pittori spagnoli
Eduardo Chicharro Agüera e Antonio Ortiz Echagüe nella storia dell’arte
sarda di quegli anni è stata la mostra tenutasi alla Galleria Comunale di
Cagliari intitolata “Costumbres” (12 luglio-6 agosto) dove sono state
presentate nove tele di grandi dimensioni provenienti dal Museo San Telmo di
San Sebastian. Alla Mostra è seguita una pubblicazione (Maria Luisa Frongia,
Due pittori spagnoli in Sardegna, Ilisso,1995)
In Barbagia la Stazione dell’arte di Maria Lai ad Ulassai, il Museo Nivola ad
Orani e infine il Museo Ortiz Echagüe di Atzara sono piccoli musei del territorio
che tracciano un Percorso d’Arte che vale la pena percorrere per ammirare
opere di artisti famosi non solo a livello sardo ma anche a livello
internazionale.
Costantino Nivola era amico di Le Corbusier e lavorò negli USA
a partire dagli anni Trenta del Novecento e l’arte di Maria Lai è stata molto
apprezzata a livello internazionale a partire dagli anni Novanta. Meno
conosciuta invece, è la cosiddetta “scuola di Atzara” nel Mandrolisai, che ha
invece esercitato, come viene illustrato in questo articolo, un’importante

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