29 Ago Un giorno in Barbagia. I colori dell’autunno
Informazioni e prenotazioni:
0784 65508 / 347 798 3242
Quota di partecipazione individuale:
30,00Il Museo MAMA di Atzara è dedicato ad Antonio Ortiz Echagüe, pittore spagnolo appartenente alla corrente pittorica Costumbrista, che soggiornò ad Atzara dal 1906 al 1909.
La nascita di un Museo d’arte in un piccolo centro si giustifica con le vicende del primo Novecento che portarono ad Atzara due pittori Costumbristi spagnoli: Eduardo Chicharro Y Agüera e Antonio Ortiz Echagüe, affascinati dagli abiti e dalle tradizioni popolari locali.
Atzara, vivace e colta, diventò così il centro di elaborazione di un linguaggio pittorico autoctono d’ispirazione iberica, nonché meta di importanti artisti che vi soggiornarono più o meno a lungo. Tra i più noti Antonio Ballero, Filippo Figari, Mario Delitala, Giuseppe Dessì, Cesareo Bernaldo de Quiros, Richard Sheürlen, Prim Fullà.
Il Museo inaugurato ad agosto del 2000, è situato nel centro storico del paese, nelle sale di un edificio ottocentesco, completamente ristrutturato. È importante visitarlo
oltre che per l’importante esposizione di opere del Novecento sardo, anche per la validità della produzione pittorica contemporanea.

Ad Aritzo visiteremo il Museo Etnografico Museo della Montagna o del Gennargentu. Il museo ricostruisce con particolare accuratezza gli ambienti tipici della civiltà contadina e pastorale degli inizi del secolo e le attività artigianali e commerciali legate alla cultura della Barbagia – Mandrolisai, esponendo oggetti e arredi originali. Tra gli oggetti più rari della raccolta, una collezione di antiche cassapanche adibite alla conservazione del pane, della biancheria, del grano e delle castagne note, più comunemente, col nome di “cassa di Aritzo” o “barbaricina”.

Carcere spagnolo, “Sa Bovida” con mostra su Magia e stregoneria in Sardegna dal XV al XVII secolo. Sempre ad Aritzo, una stretta scalinata conduce ad una vecchia e massiccia costruzione del Seicento adibita, fino agli anni Quaranta del secolo scorso, a carcere di massima sicurezza. Nel 1793 vi furono tenuti prigionieri alcuni ufficiali francesi, catturati durante un tentativo di sbarco da parte di Napoleone.
L’edificio, realizzato con pietra scistosa, fango e legno di castagno, è caratterizzato da un sottopassaggio a sesto acuto, di origine spagnola, chiamato “sa bovida” (la volta). Gli ambienti interni, oggi completamente ristrutturati, comprendono quattro locali che anticamente erano utilizzati come postazione di sorveglianza e come celle femminili e maschili.
Uno di questi ambienti è privo di qualunque apertura alle pareti, tant’è che in tempi recenti è stato aggiunto un portone che ne permette l’utilizzo. Nel cortile interno si trova un’antica meridiana.
Il percorso espositivo si sviluppa nei vari ambienti e comprende l’allestimento di una mostra permanente intitolata “Bruxas“, dedicata alla magia e alla stregoneria in Sardegna tra XV e XVII secolo. Un’approfondita ricerca storica ha consentito di incentrare la scelta espositiva su oggetti rituali di tipo religioso, magico e stregonesco che coinvolgono emotivamente il visitatore e lo introducono al mondo delle credenze popolari e delle più terribili maledizioni.
Una parte della mostra è dedicata all’Inquisizione e comprende una collezione di strumenti di tortura, utilizzati per secoli su migliaia di innocenti, accusati di stregoneria e di malefici.
I suggestivi locali delle vecchie carceri spagnole fanno rivivere le drammatiche condizioni dei carcerati, al tempo in cui il prigioniero viveva in assoluta privazione di qualsiasi diritto umano. La visita guidata permette di approfondire la conoscenza sulle antiche storie e i racconti di diavoli e streghe in un crescendo di magia, fascino e mistero.
