Orario: 9.30 - 17.30
Richard Scheurlen (Stoccarda 1891 -1974). Ufficiale della Marina tedesca fa il suo arrivo in Sardegna negli anni immediatamente precedenti l’inizio della 2ª guerra mondiale, intorno al 1936. Filippo Figari, artista già affermato a quei tempi, soleva trascorrere brevi periodi di soggiorno a Positano; durante uno di quei viaggi, nacque l’incontro del tutto casuale con Richard Scheurlen, un gigante buono, cosi chiamato data la sua statura fuori dal comune, mentre ritraeva in strada degli “scugnizzi”; grandi tele con figure colte in tutta la spontaneità dei movimenti e immerse in un’atmosfera rarefatta in cui la luce del sole radente, scintillando nei profili principali delle masse compositive , conferiva quella mobilità che mancava nelle imaggini figariane, sempre scenografiche e perciò sottomesse al compromissorio linguaggio accademico delle sue grandi decorazioni. Scheurlen, instancabile viaggiatore, attento, colto conoscitore dei movimenti artistici europei, dipingeva una pittura tardo impressionista e Figari rimase talmente affascinato dalla sua pittura che lo invitò ad Atzara, dove avrebbe potuto trovare più che altrove ispirazione. In seguito, Scheurlen avrebbe detto che i colori dei tramonti scoperti ad Atzara erano paragonabili solo a quelli visti in Israele e nell’isola di Ceylon. Contrariamente a quanto si può pensare, Richard Scheurlen non ha solo amato Atzara, né si è fatto condizionare da osservatore passeggero, ma ne ha carpito il fascino intimo, è entrato nel profondo della sua anima, cogliendone l’essenza reale. Scheurlen, apparteneva ad’una antica famiglia nobiliare tedesca, ferito nella prima guerra mondiale, per il quale era stato insignito della medaglia al valore militare,beneficiava di una pensione di invalidità che gli consentiva di dedicarsi interamente alla sua arte. Arrivato ad Atzara per la prima volta nel 1936 per ritornarci dieci anni dopo, approdò a casa di Don Efisio Serra, nobile signorotto originario di Samugheo (Or), all’interno del quale organizzò il proprio alloggio. Costretto a ripartire nel 1942 dai tedeschi che lo richiamarono in guerra, fu prelevato e portato a Seneghe, poiché ritenuto esperto geografo militare. A Seneghe, Scheurlen stabilì nuove amicizie ma non dipingeva più, mentre ad Atzara, data la partenza forzata, lasciò oltre a numerosi dipinti, molta attrezzatura. Conclusa la guerra del pittore tedesco non si seppe più nulla e tra gli amici rimasti ad Atzara venne dato per disperso fino a quando Antonio Corriga, che aveva circa 15 anni quando il tedesco arrivò ad Atzara la prima volta, subendone il fascino artistico fino a divenire suo “discepolo”, al suo rientro in Sardegna da Firenze, una volta conclusi gli studi artistici e fresco di nomina per l’insegnamento presso le scuole medie ad Oristano, ricordando questo gigante buono, al quale lui si era ispirato nella sua pittura, decise di attivarsi per scoprire che fine avesse fatto il suo “maestro”. << Era un uomo mite, di uno straordinario stile di vita, oltre che straordinario artista – racconta Corriga che serba di Scheurlen, un ricordo nitido, fresco e velato di una certa malinconia – per ritrovarlo mi rivolsi a due parlamentari – prosegue Corriga – i quali misero in atto una vera e propria ricerca che alla fine diede i frutti sperati: Scheurlen era vivo, era tornato a Stoccarda sua città di origine dopo essere stato rimpatriato alla fine del ‘44 durante la ritirata dei tedeschi. Scheurlen, incredulo, felice dell’interessamento mostrato dal suo allievo atzarese, invia a Corriga un plico di oltre 16 pagine in cui manifesta ricordi nostalgici della sua permanenza ad Atzara che aveva dovuto lasciare suo malgrado; ha così inizio una fitta corrispondenza che durerà anni. Siamo introno agli anni ’60 quando Corriga, riceve una lettera da Scheurlen che gli annuncia una visita ad Oristano, città in cui Corriga si era stabilito a conclusione dei suoi studi, vi resterà ospite a casa sua, per circa 3/4 mesi; in questo lasso di tempo tra Scheurlen e Corriga nasce un vero e proprio sodalizio artistico, infatti il tedesco dipinge e Corriga anche, guidato stavolta dal maestro che non gli lesina consigli e insegnamenti preziosi ed esortazioni a migliorare che saranno poi fondamentali per la definizione e la maturità artistica del maestro sardo. Il tedesco aveva visto che la pittura di Corriga, come la sua, era molto legata al dipinto en-plein air, al modo degli Impressionisti. << Per me è stato un riferimento importante – spiega Corriga – la sua è una pittura che stimola un modo di rappresentare la fantasia in armonia spontanea senza artifizi ne strumenti approfonditi>>. Il sentimento nostalgico del tedesco e il ricordo della sua prima permanenza in Sardegna, fa si che Corriga lo riporti ad Atzara; << Per Sheurlen – racconta Corriga – fu un tuffo nel passato e da quel momento in poi fece di tutto per riprendere e stringere tutti i suoi rapporti con le persone che gli erano rimaste care, tra queste la famiglia di tzia Peppa Demurtas, tzia Grazia Manca e Antonio e Don Efisio, era amico di tutti – prosegue Corriga – anche dei più umili e diseredati >>.